Un po’ di statistica
Il Ministero della Salute stima che, attualmente, su 10 coppie in cerca di un figlio circa il 20% ha difficoltà a procreare per vie naturali (20 anni fa la percentuale era di circa la metà).
Vengono definite con l’infelice termine di infertili le coppie che dopo un anno di rapporti regolari e non protetti non riescono a concepire.
La sterilità riguarda, invece, le coppie affette da una precisa patologia irreversibile o che restano non fertili anche dopo un iter diagnostico e terapeutico adeguato e svolto in un tempo ragionevole.
Il 40% delle cause di infertilità riguarda la componente femminile, l’altro 40% riguarda la componente maschile, mentre il rimanente 20% è di natura mista.
Negli ultimi 50 anni, inoltre, il numero degli spermatozoi si è ridotto della metà, così come si è alzata di 10 anni l’età media del concepimento per entrambe i sessi (Ministero della Salute, Quaderni 2015).
Cause dell’infertilità
Le cause dell’infertilità possono essere di vario tipo ma sicuramente l’età della donna è uno dei problemi principali, sia nel concepimento spontaneo che mediante ricorso alle Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma).
La medicina, infatti, non può correggere ovociti di cattiva qualità, sempre più numerosi con l’aumentare dell’età della donna.
Nelle tecniche omologhe il tasso di successo nelle donne oltre i 40 anni è del 10-15% diventando trascurabile dopo i 43 anni.
Il dato ovviamente cambia se si fa ricorso all’ovodonazione utilizzando ovociti di donne più giovani.
Oltre all’età, altre cause di infertilità nella donna possono essere legate a problemi funzionali (endometriosi, disfunzioni ovulatorie, fibromi e patologie tubariche).
Anche lo stile di vita, soprattutto fumo, sedentarietà e stress possono dare un importante contributo all’infertilità, sia maschile che femminile.
Aspetti psicologici dell’infertilità
La letteratura medica sottolinea sempre di più il ruolo dei fattori psico-sociali nell’ infertilità.
Ma cosa rappresenta emotivamente l’infertilità per la coppia che la vive?
Quali ricadute psicologiche porta negli aspiranti genitori?
Una coppia che desidera avere un figlio ma vede costantemente negato il proprio desiderio si trova costretta a confrontarsi con emozioni molto intense di frustrazione, impotenza, rabbia e dolore dinnanzi a quello che viene spesso vissuto a livello inconscio come un impedimento di tipo punitivo (” non merito di avere un figlio”).
Lentamente la vita degli aspiranti genitori si organizza intorno ad un unico tema che arriva a permeare ogni angolo della mente ed ogni minuto della giornata: “come posso fare ad avere un figlio?”.
Inizia così il girotondo di visite mediche, la sessualità di coppia perde lentamente la piacevolezza dell’incontro per trasformarsi nel “dovere” di assolvere un compito, i quindici giorni successivi all’ovulazione vengono vissuti alla ricerca dei presunti segnali di avvenuto concepimento, tristemente sconfermato dall’arrivo inesorabile del ciclo mestruale.
Tutto ciò trascina passo dopo passo la coppia in una spirale di speranze alternate a sconfitte che portano a sminuire il proprio valore come individui e come famiglia (perchè anche una coppia senza figli è famiglia, bisogna ricordarlo).
L’aiuto dello psicologo
Purtroppo a tutt’oggi gli aspetti emotivi che caratterizzano l’infertilità, rappresentano ancora un tabù, anche per le stesse coppie che li vivono.
Nei Centri che eseguono Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita è sempre prevista la figura professionale dello Psicologo, ma quasi nessuno ritiene utile affiancare un accompagnamento psicologico al
percorso medico (per molti medici, purtroppo, i vissuti emotivi del paziente incidono molto poco sulle problematiche fisiche).
Si ritiene più utile fare esami, prelievi, ecografie, punture, piuttosto che soffermarsi anche a “sentire” la propria pancia.
E’ proprio nella pancia, infatti, che il futuro figlio andrà ad annidarsi ma farà molta fatica se troverà un ambiente teso e contratto.
Nessuno dice a queste donne che prima di crearsi nell’utero materno la vita nasce nella mente e nelle emozioni dei futuri genitori e se queste emozioni non trovano uno spazio di accoglimento adeguato si esprimeranno attraverso il corpo, trasformandosi nell’incapacità di concepire in modo autonomo.
Spesso le donne affette da infertilità hanno una storia non elaborata di traumi famigliari alle spalle e la difficoltà nel concepimento è solo la punta dell’iceberg della loro sofferenza passata.
Ciò che si traduce in un impedimento fisico al concepimento racchiude infatti una voce infantile che nell’infanzia non ha trovato ascolto e se non verrà accolta continuerà ad esprimere la propria sofferenza attraverso il corpo.
In particolare la donna, colpita in quella che viene storicamente considerata la capacità femminile per eccellenza, dovrebbe sperimentare la possibilità di ripercorrere la propria storia personale in modo da potersi collocare rispetto ad essa in una posizione attiva e centrale invece che “nell’angolo della vergogna”.
Effetti psicologici dell’infertilità per la coppia
L’infertilità sottopone la coppia a livelli di stress fra i più complessi.
Inizialmente si sperimentano un insieme di emozioni che corrispondono ad un vero e proprio lutto per la perdita del bambino desiderato.
Ci si sente “difettosi” e nulla sembra aver più significato senza un figlio.
Si è convinti di aver fallito.
La donna si sente colpita nella sua funzione femminile per eccellenza mentre l’uomo si sente privato di un riconoscimento “ufficiale” alla propria virilità (nell’identità maschile, infatti, la potenza sessuale è da sempre mescolata e confusa con la capacità di procreare).
L’impossibilità di esprimere e riconoscere questo stato rende la coppia ancora più sola nel proprio dolore.
Nell’affrontare l’infertilità e la conseguente scelta di sottoporsi o meno ad un programma di Procreazione Medicalmente Assistita, quindi, alcune coppie reagiscono rafforzando il loro rapporto e superando insieme la fatica e la delusione.
Altre coppie invece non riescono ad effettuare questo passaggio e lentamente si allontanano emotivamente fino a trovarsi distanti, spesso in modo irreparabile.
Rabbia e delusione rispetto alle coppie con figli sono reazioni assolutamente normali ma se non adeguatamente riconosciute ed elaborate amplificano il vissuto di esclusione da una rete sociale centrata sui principi della procreazione, con il rischio di un vero e proprio isolamento.
È importante quindi che la coppia sia supportata psicologicamente in questo lungo e difficile periodo in cui elevati stati d’ansia e depressione sono sempre presenti (www.stateofmind.it).